Offerte. Offerte. Offerte. Un mantra che, a meno che non vi troviate in ritiro su Marte, si ripete da giorni. Come d’abitudine quando si avvicina il Black Friday, l’inizio delle tradizionali spese natalizie Oltreoceano, ma da qualche tempo una consuetudine anche nostrana, all’indomani del Giorno del ringraziamento. Una consuetudine che, non di rado, si concretizza in file lunghissime, acquisti compulsivi e maratone davanti al computer. Soprattutto virtuali, anche alla luce degli ultimi dati diffusi in materia, che mostrano le vendite e le intenzioni di acquisto durante il Black Friday nei negozi in picchiata, e gli acquisti online in opposta tendenza. Secondo alcuni, come anticipavamo, le corse e la smania da Black Friday e relativo Cyber Monday potrebbero scemare negli anni a venire, complici certo anche iniziate competitor. Ma che l’immagine delle code davanti al cento commerciale o negozio venga sostituita con quella delle alzatacce davanti al pc, vien da chiedersi, cos’è che in occasioni così spinge i consumatori a comprare, spesso anche senza un reale bisogno? Cosa accade da un punto di vista psicologico e come è possibile spiegare le sgomitate, le corse lungo le corsie dei centri commerciali all’ultimo prodotto?
Negli anni sono diversi gli psicologi che si sono interrogati sul tema e hanno abbozzato alcune possibili risposte, chiamando in causa concetti diversi per tentare di dare spiegazioni.
Da quello di riconoscimento identitario nell’atto dell’acquisto, alla competizione, al sentimento di rivalsa, di partecipazione e appartenenza– aderendo a iniziative come queste – a un gruppo.
Noi ne abbiamo parlato con Marco Vitiello, coordinatore del gruppo tecnico di Psicologia del lavoro dell’Ordine degli psicologi del Lazio.
Posso anche io
Se tradizionalmente i brand cercano di giocare sul livello di bisogno degli utenti in un piano funzionale, legato al concetto di utilità – che comunque chiama in causa il anche quelli di status symbol e il riconoscimento identitario – nel caso di sconti e promozioni eccezionali questo modello cambia, racconta Vitiello: “In questo caso il marketing, perché di questo si tratta, agisce su un livello di bisogno non legato a un prodotto, ma stimola un sentimento di rivalsa rispetto a una percezione di non equità nei confronti di marche o prodotti di un certo tipo”.
Le promozioni, specie quelle in momenti di crisi, di difficoltà lavorative, funzionano, secondo lo psicologo come delle leve, veicolando il concetto di occasione, accompagnato dall’idea “posso permettermelo anche io adesso”, “posso accaparrarmi questo finalmente al prezzo giusto”. “Tendenzialmente, ma non in senso assoluto, chi si trova in condizioni più svantaggiate percepisce di più questo momento, come l’occasione per permettersi qualcosa che altrimenti non potrebbe, per avere accesso a qualcosa in altri momenti preclusa”, puntualizza Vitiello.