info@saperessere.com - Chiamaci: 06 51 31 400

Il comportamentismo di Thorndike e Skinner. Dal connessionismo all’istruzione programmata

Contemporaneo di Pavlov, ma operante nel contesto nordamericano, Edward L. Thorndike (1874 – 1949) volle approfondire l’effetto che le ricompense potevano avere sul processo di apprendimento. Cominciò pertanto ad occuparsi delle situazioni rinforzanti già a partire dal 1898, giungendo alla conclusione chela forma caratteristica dell’apprendimento è quella per “prove ed errori”.

La base dell’apprendimento ipotizzata da Thorndike è l’associazione tra le impressioni sensoriali e gli impulsi all’azione, associazione che divenne nota come “connessione”. Poiché sono queste connessioni che si rafforzano o si indeboliscono nella formazione o nell’estinzione di abitudini, il sistema di Thorndike viene definito connessionismo.

Thorndike e il condizionamento  strumentale

Nel suo più famoso esperimento lo studioso nordamericano osserva il comportamento di un gatto affamato rinchiuso all’interno di una gabbia, al di fuori della quale viene posto del cibo. L’animale, dopo diversi tentativi, impara correttamente ad azionare il meccanismo che consente di aprire la gabbia ed ottenere di conseguenza il cibo. Le successive ripetizioni dell’esperimento evidenziano che il gatto impiega sempre meno tempo a trovare la soluzione giusta per aprire la gabbia.
Thorndike ne deduce che l’apprendimento si verifica gradualmente, attraverso una serie di “tentativi ed errori”, che porta al consolidamento delle reazioni dell’organismo che sono state ricompensate (legge dell’effetto).

Gli studi di Thorndike, così come quelli di Skinner, si differenziano ulteriormente da quelli di Pavlov poiché, mentre nel condizionamento classico la risposta prodotta dall’animale è un’azione che l’organismo compie automaticamente in seguito ad uno stimolo, nel tipo di condizionamento studiato da Thorndike la risposta è un’operazione che l’organismo compie sull’ambiente in vista di uno scopo.

Tale condizionamento fu definito da Thorndike strumentale, mentre Skinner gli diede il nome di condizionamento operante.

Comportamento rispondente e condizionamento operante

Burrhus Frederic Skinner (1904 – 1990), come in precedenza Pavlov e Thorndike, propose già intorno al 1940 la sua formulazione del comportamento a partire da osservazioni sulle prestazioni di animali (famosi gli studi sui ratti in un’apposita gabbia detta appunto Skinner’s Box).
Il sistema skinneriano può essere considerato come uno sviluppo del connessionismo: infatti il condizionamento operante di Skinner si sviluppa nella direzione dell’apprendimento per selezione e connessione nell’ambito della legge dell’effetto di Thorndike. Ma il condizionamento skinneriano si distacca dalle tradizionali teorie stimolo-risposta distinguendo due differenti classi di stimoli:

  1. le risposte suscitate da stimoli conosciuti sono classificate come rispondenti;
  2. le altre risposte, dette operanti, non hanno bisogno di essere messe in relazione con alcun stimolo particolare conosciuto.

Anche se il trattamento tradizionale delle risposte operanti le considera come rispondenti a stimoli sconosciuti, e quindi le lega a uno stato d’ignoranza, Skinner è convinto che le condizioni di stimolo, ammesso che vi siano, sono irrilevanti ai fini della comprensione del comportamento operante. Poiché il comportamento operante non è suscitato da stimoli individuati, la sua intensità non può essere misurata secondo le usuali leggi del riflesso, che sono tutte enunciate come “funzioni” di stimoli. Al contrario, l’indice di risposta è usato come misura dell’intensità dell’operante.
Un comportamento operante può acquisire, e normalmente acquisisce, una relazione con una stimolazione precedente. In tal caso diviene un operante discriminato; lo stimolo diviene occasione per il comportamento operante, ma non è uno stimolo suscitante come nel caso di un riflesso vero e proprio.

Gran parte del comportamento umano ha per Skinner carattere operante. Guidare un automobile, cucinare, disegnare, hanno ben poco a che fare con spiegazioni a carattere rispondente.

In relazione con i due tipi di risposta vi sarebbero due tipi di condizionamento. Il condizionamento relativo al comportamento rispondente è di tipo S in quanto correlato con gli stimoli. Lo stimolo
condizionato (ad es. un suono) viene presentato insieme ad uno stimolo incondizionato (per es. del cibo) e suscita così una risposta (ad es. la salivazione). L’evento rinforzante che interessa Skinner è la presentazione dello stimolo incondizionato, non la risposta ad esso. L’esperimento sul condizionamento classico di Pavlov sarebbe di tipo S in quanto fa dipendere il condizionamento dall’approssimativa simultaneità degli stimoli. Ma Skinner non dà molta importanza al tipo S: che esista o meno tale condizionamento (cioè il condizionamento contiguo senza alcun rinforzo operante) non ha molta importanza per il suo sistema.

Skinner considera invece il condizionamento operante tipo R come fondamentale per il suo sistema. Si tratta del condizionamento del comportamento operante, e la lettera R è usata per richiamare l’attenzione sulla risposta che è correlata con il rinforzo. La risposta condizionata non è pertanto analoga alla risposta conseguente a un rinforzo, poiché il suo rapporto con lo stimolo rinforzante consiste nel determinarlo. Nel condizionamento operante il rinforzo non può seguire se la risposta
condizionata non appare; il rinforzo è cioè condizionato alla risposta. La
legge del tipo R di Skinner può essere paragonata alla legge dell’effetto di Thorndike: se il verificarsi di un operante è seguito dalla presentazione di uno stimolo rinforzante, l’intensità è accresciuta.
Quella che si rafforza non è una connessione stimolo-risposta, poiché
l’operante non richiede alcuno stimolo.

Il paradigma del condizionamento operante viene esplicitamente applicato da Skinner all’apprendimento umano.

Istruzione programmata

L’istruzione programmata, i cui principi vengono presentati da Skinner
primariamente nell’articolo del 1954 dal titolo The science of learning and the art of teaching e approfonditi in The technology of teaching del 1968, è unatecnologia dell’insegnamento progettata per far apprendereconoscenze anche complesse agli studenti, proponendo loro serie di
concetti di ordine sempre più complesso, rinforzando sempre ed
esclusivamente i risultati positivi ottenuti.

I contenuti sono strutturati in brevi sequenze logiche dette frames, dai più semplici ed elementari ai più complessi e articolati, e vengono somministrati di solito attraverso fogli di carta. Ogni frame è costituito da brevi e semplici contenuti e concetti da memorizzare, seguiti da un quesito a cui lo studente deve rispondere: se la risposta risulta errata non viene dato alcun tipo di rinforzo e si ritorna alla fruizione del frame stesso o viene dato un feedback correttivo (entrambi svolgono la funzione di rinforzo); in caso invece di risposta esatta il
rinforzo si concretizza nel passaggio al frame successivo, seguendo esattamente quelli che sono i principi del condizionamento operante.

Le caratteristiche essenziali che determinano l’efficacia dell’istruzione programmata risultano pertanto essere, secondo Skinner:

  • La significatività dei contenuti proposti;
  • La logicità della loro successione sequenziale;
  • L’interesse manifestato dal discente;
  • La revisione della validità e della formulazione del programma a seconda dei risultati raggiunti dal discente;
  • La valutazione dei risultati raggiunti dallo studente attraverso test inseriti nel programma stesso.

L’istruzione programmata, dopo le prime macchine per insegnare di Sidney Pressey (1888 – 1979) (cfr. Hilgard – Bower, 1971, pp. 755-764) segna l’atto di nascita del settore disciplinare denominato education technology.

Programmazione ramificata

Da ricordare in ambito comportamentista anche l’opera di Norman Crowder, contemporaneo di Skinner e promotore della programmazione ramificata. Nei “libri programmati” (risalenti al 1960) che utilizzano questo metodo vengono proposte risposte a scelta multipla, e la risposta che lo studente sceglie lo porta ad una differente parte del libro. Hilgard e Bower definiscono tale tipologia di libro come un “libro mescolato”, una modalità che sembra avvicinare tale modalità narrativo-formativa ai libri game contemporanei e ai principi che orientano la scrittura di storie formative in cui si distinguono differenti snodi critici (vedremo più avanti i modelli didattici del narrative learning, delle interactive story, delle extended simulations, etc.).

Inoltre, secondo le stesse parole di Hilgard e Bower, “Crowder ritiene che gli studenti … se sono ben preparati dovrebbero essere in grado di saltare una parte del materiale; gli sviluppi successivi prevedono, quindi, percorsi alternativi […] I programmi basati sui computers, per questi aspetti, hanno la massima quantità di flessibilità, comprendendo percorsi alternativi e esempi diversi per coloro che potrebbero averne bisogno” (Hilgard – Bower, 1971, p. 758); anche in questo caso l’opera di Crowder sembrerebbe preconizzare la possibilità di un diverso punto di partenza e una diversa strutturazione del percorso formativo del discente in relazione al proprio stato iniziale di conoscenze in merito ad un determinato argomento (quello che viene definito in ambito e-learning come il pre-assessment delle conoscenze).

.

Teorie dell'apprendimentoView All

23 Febbraio 2018
9 Febbraio 2018
2 Febbraio 2018

a cura di Marco Coinu

Esperto di formazione finanziata (Fondi interprofessionali e Fondo Sociale Europeo), formazione obbligatoria (Sicurezza sui luoghi di lavoro D.L. 81/08, Apprendistato, Alimentaristi HACCP), soluzioni e modelli della formazione a distanza e dell’e-learning.
Iscritto all’ordine degli psicologi del Lazio al numero 100a.

Questo sito utilizza cookie indispensabili per il suo funzionamento. Facendo clic su Accetta, autorizzi l'uso di tutti i cookie.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy