Lo studioso americano Howard Gardner (nato nel 1943) rappresenta un punto di svolta nello studio dell’intelligenza. Prima della sua teoria delle intelligenze multiple, infatti, la valutazione del Quoziente Intellettivo (IQ) veniva calcolata in base a due sole tipologie di intelligenza, quella logica e quella linguistica, che per molti studiosi rappresentavano il concetto di intelligenza generale:
“La gran parte della gente, quando usa la parola intelligenza pensa che ci sia una singola intelligenza con la quale si nasce e che non si può cambiare molto. Si attribuisce un gran valore a quello che si chiama un IQ test, una serie di domande alle quali si risponde bene o meno bene. Io penso che il test del quoziente intellettivo sia una misura ragionevole del rendimento delle persone a scuola, ma esso offre una visione molto ristretta di come sia l’intelletto umano una volta usciti dalla scuola. Nel mio lavoro ho gettato via i test perché penso che essi non possano esaminare l’intero spettro delle capacità umane” (Gardner, 1997).
Oltre a questi due tipi d’intelligenza, vanno considerate per Gardner altre sei tipologie di intelligenza: “La definizione standard di intelligenza ed il test standard guardano a due intelligenze: quella linguistica e quella logica che sono molto importanti a scuola. Ma io sostengo che ci sono almeno altre sei intelligenze, incluse:
I diversi tipi di intelligenza secondo Gardner
La teoria delle intelligenze multiple, insieme agli stili di apprendimento di Kolb (che vedremo in seguito), apre la strada a un approccio individualista della formazione, in cui ogni individuo deve essere messo nelle condizioni di poter imparare sfruttando al meglio quelle che sono le sue intelligenze migliori e più sviluppate, cercando pertanto il miglior stile d’apprendimento individuale:
“non esistono due persone che abbiano esattamente la stessa combinazione di intelligenze. Qualcuno è più forte nell’intelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale. Anche il modo in cui combiniamo le intelligenze o non le combiniamo è differente fra le persone, e qui entrano in gioco le implicazioni didattiche. …” (Gardner, 1997).
Il salto qualitativo nei confronti della pedagogia e delle teorie educative precedenti è molto forte: non più un modello centralizzato in cui la formazione viene data a tutti nella stessa maniera cui fa riferimento un modello olistico della mente; ma una educazione-formazione individualizzata, al fine di sfruttare al meglio le potenzialità intellettive di ciascuno:
“Dalla mia prospettiva, la più grande promessa della tecnologia è quella di individualizzare l’educazione. Se un insegnante ha 30 o 40 studenti e non ha a disposizione alcuna tecnologia, non ha molta scelta: lui o lei deve leggere o dare a tutti lo stesso compito. …” (Gardner, 1997).
Dunque, individualizzazione del percorso e delle modalità educative in base alle intelligenze più sviluppate nel discente e di conseguenza, in merito all’uso delle tecnologie, un uso differente di testi, immagini, animazioni, audio e filmati, per una formazione sempre più personalizzata grazie all’uso delle tecnologie (vedremo più avanti le implicazioni nel campo della Cognitive Load Theory e dell’Instructional Design).
Viceversa, un intervento formativo che avesse lo scopo di portare alla conoscenza nel dominio cognitivo richiederebbe un alto grado di sistematizzazione e formalizzazione dei concetti e dei contenuti. Una volta individuati i metodi didattici più appropriati in relazione alle differenti aree e obiettivi didattici, la valutazione dei risultati d’apprendimento risulta poi essere influenzata dagli stessi metodi scelti e facilitata da una definizione chiara e sistematizzata degli stessi.
Non perderti il prossimo articolo dal titolo “Kolb e gli stili di apprendimento“.
Se desideri ricevere in anteprima gratuita l’intero ebook con tutti gli articoli completi della rubrica “Teorie dell’Apprendimento” compila il form in basso. Riceverai un’e-mail con il PDF completo in allegato.