Generazione Neet. Non studia e non cerca lavoro il 20% degli under 24, Italia ultima in Europa. Solo contratti atipici agli occupati, aumenta la povertà. E si fanno figli 5 anni dopo la media Ue.

L’Italia è il paese con la percentuale più alta di Neet (not (engaged) in education, employment or training), cioè soggetti, perlopiù giovani, non impegnati nello studio, nella formazione o nel lavoro. Il nostro Marco Vitiello è stato intervistato, da Leggo, su questo fenomeno in crescita e sul futuro dei giovani italiani di oggi.

Secondo un’indagine di quest’anno, condotta dall’Esde (Employment and Social Developments in Europe) e pubblicata dalla Commissione Europea, la percentuale di Neet in Italia nel 2016 è pari al 19,9%. Un dato allarmante e distante rispetto ai numeri degli altri paese europei, dove la media dei Neet si aggira intorno all’11,5%.

Di certo la crisi economica che ha investito il nostro Paese ha portato a fenomeni come l’aumento della disoccupazione e della povertà. Tuttavia basta leggere le percentuali di Neet di altri Paesi UE in crisi (come il 15,8% della Grecia o il 14,6% della Spagna) per prendere coscienza dell’alta percentuale di giovani italiani inoccupati, la maggior parte di un’età compresa tra i 15 e i 24 anni.

Di seguito l’intervista al nostro Marco Vitiello:

Cosa si aspettano i giovani?

«Hanno paura della giungla del lavoro. Gli autonomi sono costretti ad essere autonomi ma non sono preparati, incappando spesso in problemi fiscali. Poi ci sono i Neet: non si sentono all’altezza, vanno in crisi e rischiano patologie cliniche».

Ma perché ora?

«Perché sono figli della crisi scoppiata 10 anni fa quando le famiglie, potendolo fare, hanno ovattato la realtà superando le difficoltà con le risorse che avevano. E così i giovani hanno scoperto che il futuro non è promettente come pensavano».

Che futuro per i Neet?

«Purtroppo non si muovono. I ragazzi a 20 anni si sentono eterni ma il tempo passa. Invece dobbiamo formare una classe imprenditoriale, aiutare le imprese e puntare sul capitale umano».