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I caregiver: una rete silenziosa di assistenza

Ogni anno il 4 febbraio si celebra la Giornata Mondiale contro il cancro. Per il triennio 2016-2018, la campagna intende mostrare come la partecipazione di tutti, malati, familiari e medici, alla battaglia contro il cancro possa ridurre il peso della diagnosi oncologica.

Il malato non è solo nella battaglia contro il tumore, spesso l’evento traumatico investe le persone a lui più vicine, i familiari, che rivestono un ruolo di assistenza e supporto.

In occasione di questa giornata, abbiamo deciso di dedicare un’attenzione particolare ai familiari (“informal caregiver”) che rappresentano una rete silenziosa di assistenza e che, spesso, sconvolgono la loro realtà a favore dei bisogni del malato.

L’importanza dei caregiver

Gli “informal caregiver” sono familiari o amici che, senza avere particolari conoscenze mediche o infermieristiche, si prendono cura di un paziente per tutta la durata della malattia.

La scarsa conoscenza della malattia, l’inesperienza e l’incertezza sul futuro sono solo alcuni dei fattori che aumentano il carico emotivo dei familiari coinvolti.

Il caregiver infatti, dal momento della presa in carico del malato, inizia un percorso di assistenza a cui spesso giunge totalmente impreparato. Questa esperienza comporta un carico di responsabilità e di stress molto elevato che interferisce con la vita quotidiana, determinando implicazioni sulla sfera fisica, psicologica, lavorativa e anche finanziaria.

A quali rischi vanno incontro i caregiver?

Il caregiver spesso mette da parte i propri bisogni emotivi a favore delle necessità del familiare malato, andando così incontro a una condizione altamente stressante.

Alcuni studi, in letteratura, hanno sottolineato come alla progressione della malattia del paziente si affianchi un deterioramento fisico del caregiver, a causa del protrarsi dello stress dovuto all’attività continua di assistenza e cura. Lo stress porta, in questi casi, a insonnia, inappetenza, tachicardia e calo ponderale del peso.

Dare sostegno ai caregiver

Un altro studio, pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, ha scoperto che il 13% dei familiari, direttamente coinvolti nella cura di un paziente oncologico, può presentare sintomi di disagio psichico, quali depressione e ansia, e solo meno della metà si rivolge a uno specialista.

In questo caso, gli specialisti possono garantire una migliore qualità della vita al malato, e ai suoi familiari, attraverso un’assistenza ottimale e un sostegno psicologico continuo. L’obiettivo è ridare serenità alla persona che affronta la malattia, anche passando tramite chi, insieme a lui, si trova ogni giorno a combatterla. La formazione degli operatori, degli psicologi e del personale medico diventa importante proprio per imparare a “stare con…” il paziente oncologico e i suoi familiari, acquisendo gli strumenti essenziali per gestire al meglio le nostre reazioni emotive proprie e del paziente.

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