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Bloom e la tassonomia degli obiettivi educativi

La tassonomia degli obiettivi educativi proposta agli inizi degli anni ‘50 da Benjamin Bloom (1913 – 1999) è considerata una delle più interessanti. Tale classificazione degli obiettivi prende spunto dall’attività pratica degli insegnanti, più precisamente dal loro intento di raccogliere in modo empirico i criteri di valutazione presi a riferimento nell’esaminare i loro allievi e i relativi percorsi di apprendimento.

Domini degli obiettivi di apprendimento

Le modalità di apprendimento vengono pertanto divise in tre aree o domini (Bloom, 1986), al cui interno vengono rinvenuti i relativi obiettivi educativi:

1. dominio cognitivo: riguarda le attività intellettuali e logiche dell’individuo e viene suddiviso nei seguenti obiettivi didattici, nell’ordine dal più semplice al più complesso:
a. conoscenza;
b. comprensione;
c. applicazione;
d. analisi;
e. sintesi;
f. valutazione.

2. dominio affettivo: è relativo al lato emotivo, agli stati motivazionali e ai valori che accompagnano l’individuo nel suo percorso d’apprendimento, e viene suddiviso nei seguenti obiettivi:
a. ricettività;
b. risposta;
c. valutazione;
d. organizzazione;
e. caratterizzazione.

3. dominio psicomotorio: fa riferimento alle capacità psicomotorie dell’individuo. Quest’area non è stata analizzata a fondo da Bloom ed è stata pertanto completata alcuni anni dopo dai suoi seguaci. In questa sede proponiamo la classificazione di A. Harrow (1972):
a. movimenti riflessi – risposte ad uno stimolo senza volontà cosciente;
b. movimenti fondamentali di base – strutture motorie innate;
c. abilità percettive – interpretazione degli stimoli e adattamento all’ambiente;
d. qualità fisiche – caratteristiche funzionali organiche;
e. movimenti di padronanza e competenza;
f. comunicazione non-verbale.

Valutazione dei risultati

La tassonomia di Bloom risulta importante nella valutazione e verifica a posteriori dei risultati degli interventi formativi nonché nella scelta a priori delle metodologie didattiche più opportune in relazione all’area di apprendimento specifica.

Un intervento formativo che mirasse ad esempio all’acquisizione di abilità tipiche del dominio psicomotorio, richiederebbe inevitabilmente l’esercizio e la messa in pratica di tali attività, sfruttando metodi didattici che spingano alla sperimentazione.

Viceversa, un intervento formativo che avesse lo scopo di portare alla conoscenza nel dominio cognitivo richiederebbe un alto grado di sistematizzazione e formalizzazione dei concetti e dei contenuti.
Una volta individuati i metodi didattici più appropriati in relazione alle differenti aree e obiettivi didattici, la valutazione dei risultati d’apprendimento risulta poi essere influenzata dagli stessi metodi scelti e facilitata da una definizione chiara e sistematizzata degli stessi.

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23 Febbraio 2018
9 Febbraio 2018
2 Febbraio 2018

a cura di Marco Coinu

Esperto di formazione finanziata (Fondi interprofessionali e Fondo Sociale Europeo), formazione obbligatoria (Sicurezza sui luoghi di lavoro D.L. 81/08, Apprendistato, Alimentaristi HACCP), soluzioni e modelli della formazione a distanza e dell’e-learning.
Iscritto all’ordine degli psicologi del Lazio al numero 100a.

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