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Hull e Tolman: dal Comportamentismo al Cognitivismo

A partire dall’inizio degli anni ’60, all’interno del movimento comportamentista, cominciarono a svilupparsi nuove tendenze che iniziarono ad occuparsi della mente e dei processi che ne scandiscono l’attività. Rientrano tra i protagonisti di questo spostamento graduale dal comportamentismo al cognitivismo Clark L. Hull (1884 – 1952) e Edward C. Tolman (1886 – 1959).

Il modello di Hull

Il modello di apprendimento elaborato da Hull si caratterizza per una strutturazione ipotetico-deduttiva che ha lo scopo di sistematizzare la psicologia proprio come lo sono la matematica e la logica formale contemporanee, sulla falsariga dei Principia Mathematica di Whitehead e Russell. Hull definì infatti la sua teoria come matematica-deduttiva, per indicare non solo che essa utilizza il metodo ipotetico-deduttivo, ma soprattutto che tale metodo viene utilizzato in maniera rigorosamente quantitativa. Il metodo è infatti di tipo formale e, partendo da principi indefiniti e definizioni, si sviluppa poi in postulati, corollari, teoremi e problemi. I postulati vengono enunciati prima in forma verbale, poi in notazione logica simbolica formale e infine spiegati e corroborati da esempi sperimentali. I teoremi sono enunciati, poi dimostrati per derivazione matematica da definizioni e postulati, poi sottoposti, quando è possibile, a test sperimentale.

Apprendimento latente

L’opera di Tolman è paradigmatica invece del passaggio da concezioni di tipo comportamentista a idee cognitiviste.
Tolman introdusse difatti all’interno del paradigma comportamentista il concetto di apprendimento latente, espressione che lo studioso esplicitò per la prima volta nel suo articolo del 1930 Introduction and removal of reward, and maze performance in rats.

Nel sistema di Tolman l’apprendimento non si risolve in una semplice associazione di tipo stimolo-risposta, ma si configura in termini di raggiungimento di una meta (o oggetto-meta), di una serie
d’impulsi esplorativi iniziali (impulsi cognitivi iniziali) e dell’acquisizione di una serie di adattamenti conclusivi all’oggetto
(cognizioni finali). Introducendo i concetti di “scopi”, “aspettative”, “mappa cognitiva”, Tolman si discosta evidentemente dalla maggior parte del comportamentismo precedente aprendosi a concetti sempre più di stampo cognitivista che ritroveremo, anche se in forme diverse, nella psicologia della Gestalt. Del comportamentismo rimane comunque nel sistema di Tolman la metodologia e il punto di partenza, ovvero il comportamento osservabile.

L’apprendimento latente intendeva mettere in crisi il concetto di uguaglianza fra prestazione e apprendimento presa a principio dai comportamentisti precedenti. Tolman condusse infatti alcuni esperimenti su tre gruppi di topi all’interno di un labirinto. Il primo gruppo riceveva del cibo come rinforzo, il secondo gruppo invece non riceveva alcun tipo di rinforzo, mentre il terzo riceveva un rinforzo solo a partire dal dodicesimo giorno di prove. Lo studioso si rese conto che i topi del secondo gruppo (quelli senza rinforzo) non imparavano mai a completare il labirinto, mentre i topi del primo gruppo (con rinforzo immediato) e del terzo gruppo (quelli a rinforzo posticipato) riuscivano a percorrere interamente il labirinto non manifestando differenze di prestazioni. Tolman giunse pertanto alla conclusione che i topi apprendevano anche in mancanza di rinforzo, ma tale apprendimento si manifestava in una prestazione corretta solo ed esclusivamente in presenza del rinforzo stesso (altrimenti non si sarebbe verificata l’uguaglianza di prestazione tra i topi a rinforzo immediato e i topi a
rinforzo differito di alcuni giorni).
Nel sistema di Tolman dunque l’apprendimento non si risolve in una semplice associazione di tipo stimolo-risposta, ma si configura in termini di raggiungimento di una meta (o oggetto-meta), di una serie d’impulsi esplorativi iniziali (impulsi cognitivi iniziali) e dell’acquisizione di una serie di adattamenti conclusivi all’oggetto (cognizioni finali).

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